
Lamon è un paese di circa 3mila abitanti in provincia di Belluno, sorge su un altopiano, ma è un paese di montagna. È composto da 15 frazioni, parecchio isolate le une dalle altre. Eppure esiste una sola proloco che collabora con ben altre 28
associazioni, che assieme organizzano la vita sociale della comunità. Tra queste ci sono associazioni di giovani artisti, Legambiente, associazioni sportive, gli immancabili alpini e via via fino addirittura ad un’associazione che si occupa del trasporto e smontaggio dei materiali per le varie manifestazioni e le sagre, in modo da facilitarne la realizzazione. Il risultato è un calendario di eventi per l’estate particolarmente ricco, la sistemazione di nuove strade, la disponibilità dell’Adsl in quasi tutte le frazioni (come se da noi Mezzomonte fosse raggiunto dalla banda larga), una biblioteca moderna che mette e disposizione un collegamento wireless gratuito ai suoi utenti, una vita sociale soddisfacente per un centro così piccolo (5 bar attivi nella solo piazza principale) e alcuni progetti interessanti in parte già realizzati come la riqualifica del colle alle spalle della via principale o la nuova palestra comunale. Il parallelismo con Polcenigo è fin troppo facile. Il nostro Comune parte da una situazione migliore, non risente delle difficoltà legate al territorio montano e ha a sua disposizione risorse archeologiche e turistiche che nemmeno si immagina. Eppure siamo frantumati da associazioni che si fanno la guerra anziché collaborare (ad esempio abbiamo una proloco per frazione). La collina del castello è in stato di abbandono, così come molti altri luoghi abbandonati ai rovi. La banda larga arriva fino a Fontanafredda, le manifestazioni sono condannate ad un’inquietante precariato (dov’è finito ad esempio il mercatino delle mani creative?) e le attività in piazza stentano a decollare o sono spesso mortificate quando cercano di intraprendere interventi di rilancio. Le associazioni si riuniscono privatamente, precludendo a nuovi possibili interessati la possibilità di partecipare, in quando il Comune non incoraggia la partecipazione. L’evento più importante, la sagra dei sèst, è affidata all’improvvisazione dei vari gruppi, non sono mai state fatte delle riunioni aperte al pubblico in modo tale da strutturare la manifestazione, evitando inutili concorrenze o ripetizioni. Proseguendo su questa via non si ottiene niente, è necessario dare una struttura alle associazioni di Polcenigo, riunirle, organizzarle e strutturarle. Dare loro una sede comune, aperta al pubblico e un gruppo di coordinamento. Il Comune dovrebbe adoperarsi per questo obiettivo e i polcenighesi dovrebbero capire che se non collaborano non vanno proprio da nessuna parte, esattamente come stanno facendo ora.