
In fondo viviamo nel capitalismo, e una delle sue regole è il marketing. Ci sono prodotti che naturalmente hanno questa tendenza a funzionano commercialmente e altri che non ce l'hanno, allora bisogna lavorarci su. Polcenigo aveva un buon evento con la sagra dei sèst, fino a cent'anni fa. I sèst erano utili per mille usi e poi c'erano tutti i prodotti in vimini. Cento anni cambiano il mercato, e ora i sèst non sono più un bene particolarmente ricercato. Vanno ancora di moda gli osèi, il frico, dove c'è musica dal vivo, stand enogastronomici con qualcosa di particolare (galletto su tutti, ma anche solo banalmente "la sagra della birra" a volte basta), in ogni caso serve però un "logo" che identifichi un valido motivo per l'uomo in pantofole di alzare il culo e andare a far festa in una sagra.
Però a Polcenigo mancano pure i parcheggi, non è molto divertente andare ad una festa in cui è impossibile parcheggiare. Secondo neo. Se poi si tratta di una festa, è anche organizzata male nel tempo. Non esistono feste al mondo il cui apice programmato sia il sabato sera e la domenica pomeriggio. Se uno vuol passare fuori il pomeriggio, diamogli la possibilità di fermarsi anche la sera, che senso ha pensar di far festa di sabato sera, senza un pomeriggio preparatorio? Terzo neo. Quindi si parte da un situazione di svantaggio, ecco perché la sagra a mio avviso è un po' in risacca nonostante si cerchi di darle sempre nuovi spunti. Perchè nessuno di questi nuovi spunti ha qualcosa di potente, che possa dare una nuova immagine alla sagra dei sést, che vanno difesi come tradizione, ma non hanno mordente. Le feste di paese famose sono quelle dove hanno osato, rifletteteci. A Ivrea si tirano le arance, a Pamplona liberano i tori, poi ci sono tutte le feste religione stampalate, qualche strana tradizione, quelle altamente intellettuali o molto commerciali. Puntiamo sulla fantasia allora, che è gratis. Senza arrivare a tanto in certi paesi basta la corsa dei sacchi o con una pecora in groppa. Un anno alla nostra sagra c'è stato il palo della cuccagna grazie al gruppo Larìn e la gente era entusiasta a guardalo. Senza contare l'emozione di potervi partecipare, organizzare le squadra tra le frazioni ad esempio. Perché i giochi delle contrade della sagra di S.Giovanni sono ricordati ancora oggi? Perché univano, divertivano ed erano "qualcosa". La sagra dei sest dovrebbe trovare quel suo "qualcosa" secondo me. Liberiamo un cinghiale da S.Giacomo che corra dentro la via del panificio, inventiamoci la "sagra del lampone" o del "cinghiale alle mele", liberiamo 500 lucciole di notte sulla collina del castello. Ma bisogna trovare un "perché" a questa sagra e mantenerlo negli anni sviluppandolo se non vogliamo fossilizzarla.