Questo è un post che non parla del nostro Comune, ma di un tema che comunque interessa anche gli abitanti di Polcenigo, e mi piacerebbe si creasse una discussione su questo tema.
Provo ad analizzare la crisi economica attuale con conseguente crisi del lavoro.
Perchè siamo arrivati a questa condizione?
Non credo sia difficile capire che la causa principale sia la continua delocalizzazione di imprese giganti e piccole verso Stati dove la manodopera costa quasi zero. Uno Stato formato da milioni di persone (Italia, Francia, Usa, ecc) che offre dei servizi statali ed ha un welfare ha bisogno di produrre nel proprio territorio prodotti di consumo. Ovviamente un'economia non può sussistere solo con servizi e terziario.
Quasi tutti i prodotti ormai si producono in Cina (India, Polonia, ecc), dai bulloni e lamiere ai più complessi microchip. C'è chi dice che se così non fosse noi non potremmo permetterci ogni anno un nuovo cellulare, pc, borse, giacche, lampadine, ecc... fantastiche balle!
se per assurdo in Italia non ci fosse più lavoro perchè portato in Stati dove il costo del lavoro è quasi zero (beh, sta succedendo), anche se l'ultimo modello di iPhone costasse 10 euro non potrei permettermelo...
Un paio di scarpe Nike, Geox, Adidas non costano 5 euro ma hanno lo stesso impatto d'acquisto sull'acquirente esattamente uguale a quello che avrebbero se fossero state prodotte da noi. Magari i nuovi modelli dopo qualche mese costano meno in quanto c'è più margine per abbassare il prezzo ma la qualità è peggiore e quindi si finisce col comprare più spesso, quindi consumando anche molte più risorse ambientali.
Le delocalizzazioni sono iniziate negli anni 70/80 con multinazionali come la Nike che faceva lavorare anche bambini per poi rivendere scarpe da noi a 300.000 lire (mi ricordo). Quando queste aziende iniziarono a delocalizzare le produzioni, i lavoratori riuscirono a riciclarsi in altre aziende che in quegli anni di certo nascevano, altri rimanevano in azienda con funzioni commerciali, di design, ecc ma ovviamente tutti i nodi prima o poi arrivano al pettine...
Chi ci ha guadagnato e guadagna tuttora da questa politica sono solo le multinazionali che fanno guadagni immensi in tempi brevissimi. Noi perdiamo sia lavoro che capitale.
Chi sostiene che noi dobbiamo focalizzarci solo sulla produzione di beni di lusso e ad alta tecnologia dimentica che non si può vivere di soli vini di pregio e Ferrari...e neppure tutti possono essere progettisti, ingegneri e designer...
Alle persone serve un lavoro e per fare ciò serve che le produzioni tornino da noi (Europa, Usa, Australia, ecc).
Il mercato deve essere libero ma libero solo tra chi ha la lo stesso rapporto costo/lavoro.
Che Cina, Vietnam, India, Polonia, ecc commercino tra loro, ma non è ammissibile facciano concorrenza sleale con le nostre aziende.
Un'azienda da noi ha dei costi altissimi da sostenere in quanto deve affrontare (giustissimamente) costi ambientali, di smaltimento rifiuti, costi sindacali, di sicurezza sul lavoro, pagare tasse in modo che tutti possiamo avere una certa sanità, istruzione, asfalto sulle strade, servizi pubblici, pagare i lavoratori statali, avere una sicurezza pubblica, ecc ecc
Pensiamo che Cina & co abbiano tutti questi costi? che un operaio costi all'azienda circa 2000 euro/mese? che lavori 8 ore al dì? che abbia delle sicurezze sul lavoro? che le acque di lavorazione vengano smaltite in modo corretto? ecc ecc
Per questi motivi il 90% delle nostre aziende non può competere con quelle di questi Stati (giusto che ci sia la competitività ma questa deve essere fatta in modo leale. E' un pò come quando si gioca a carte, se uno bara il banco salta).
Se non si introducono nuove leggi economiche siamo destinati ad un ridimensionamento pesante, che colpirà tutti, anche gli statali e chi ha contratti blindati. Non è fare allarmismo ed essere pessimisti, è essere consapevoli e cercare di combattere questo sistema che ci porta al fallimento...
Come si può fare? Stando attenti quando si compra un qualsiasi prodotto e non comprarlo assolutamente se proviene da uno Stato che ha un rapporto costo/lavoro differente dal nostro. (ricordo anche il Gasp, prodotti km0, ecc)
Il paradosso ora è che ci sono vestiti "firmati" prodotti in questi Stati che costano di più rispetto agli stessi vestiti "non firmati" prodotti da noi.
Se uno pensa che le multinazionali hanno fatto bene a delocalizzare così hanno portato benessere in quegli Stati prende un grande abbaglio perchè non appena quei lavoratori si organizzano, chiedono diritti, ecc l'azienda chiude tutto e si trasferisce in un altro Stato.
Spero si crei un dibattito e fare in modo che diventi La tematica fondamentale dei "nostri" politici a tutti i livelli...
Di certo sono deluso che la mia parte politica abbia fatto finta di niente in questi anni concentrandosi magari su altre tematiche che appartengono ad una società ideale che è ben lungi dalla nostra...la sinistra nacque come partito dei lavoratori e del lavoro. Se non vuole sparire si rioccupi di questo...
Condivido a pieno il tuo sfogo Nicola! Anzi ti dirò di più. Analizzando i dati degli ultimi 12 mesi si nota che:
RispondiElimina1. Questa crisi ha fatto (e sta lo facendo ancora) pulizia delle piccole aziende che erano il cuore pulsante dell'economia del Nordest (Vedi il numero di fallimenti nella sola provincia di Pordenone che si è attestato sulla novantina).
2. Le grosse aziende ci hanno marciato sopra prendendosi tutte le aggevolazioni (fiscali e sociali e previdenziali) del caso. Molte di loro hanno sentito si della crisi ma, spinti da questo pessimismo, ci hanno guadagnato (e non poco).
3. E' da mesi che sento parlare che la crisi è alle spalle (mi chiedo se è mai iniziata a sentire loro) ma di concreto per i lavoratori, che sono coloro che ci hanno davvero perso con questa crisi, è stato fatto poco (rinvii di pagamenti con conseguenti stangate future, ecc.). Non hanno capito che il motore dell'economia è la forza lavoro, non la borsa.
4. Un segnale di ripresa, seppur timida, si sta verificando in questi primi mesi del 2010 (lasciamo perdere che le borse tra ieri e oggi si stanno mangiando 5 punti percentuali). La cosa che fa riflettere però è che ha una ripresa ci dovrebbe essere una diminuzione della disoccupazione cosa che non sta avvenendo oggi. Anzi la disoccupazione sta continuando a salire.
Ben vengano le scelte dei consumatori finali volte a privilegiare le produzioni locali...va fatto però qualcosa di concreto sotto questo punto di vista dallo Stato, Regioni, ecc. Se qualcuno è a conoscenza di leggi che spingono ai c.d. "Farm Market" ben vengano...ma ora ne sono allo oscuro.
Propongo due testi interessanti:
RispondiElimina1) Parag Khanna, 'I tre imperi. Nuovi equilibri globali nel XXI secolo', Fazi Editore, 2009.
2) Mauro Magatti, 'Libertà immaginaria. Le illusioni del capitalismo tecno-nichilista', Feltrinelli, 2009.
Entrambi illuminanti in questa nostra stagione di crisi e di cambiamenti sociali, anche se un po' impegnativi nella lettura.
Saluti
E' opinione diffusa tra chi se ne intende, che sia in atto un piano, da parte del sistema bancario, di portare a fallimento tutte le imprese italiane. Mi domando: a quale scopo?
RispondiEliminaAd ogni modo,ritengo che questa crisi sia stata anche e in gran parte causata dall'ignoranza di molti imprenditori e dall'abitudine tutta italiana di non guardare al dopo, ma solo all'immediato.
In una situazione di emergenza come quella di oggi, bisognerebbe avere l'umiltà di ricominciare da zero, guardandoci in faccia e contandoci e cercando di capire di quante "maestranze" e di quanta "merce" ci possa essere bisogno e in quale misura si possa applicare il baratto più che i pagamenti in termini monetari.
Infine, comprendere che siamo fatti della stessa materia di cui è costituito il mondo e che osservando la natura possiamo imparare a gestire la nostra società, con il minimo dispendio di risorse e la massima resa.
Dimenticavo: e senza produrre rifiuti!
RispondiEliminaHo appena letto nel blog di Beppe Grillo il post 'Chaos Economy': cosa ne pensate?
RispondiEliminaIo sono rimasto molto colpito.
@ Luciano: Grazie per i testi. Cercherò di leggerli anche se sono impegnativi.
RispondiElimina@ Sara: ovviamente senza produrre rifiuti...
Luciano...sono giovane e leggere Chaos Economy sul Blog di Beppe Grillo mi ha bloccato la crescita...Quand'è che falliremo noi italiani?
RispondiEliminaPresto, molto presto... ho paura: hai presente l'Argentina di qualche anno fa?
RispondiEliminaE spero di sbagliarmi, per non sembrare la solita 'Cassandra' di turno: io non voglio portar sfiga, ma da quello che vedo e che sento...
Ciao :-)
credimi se c'è da piangere ora pensa tra un paio di anni (per non parlare di mesi).
RispondiEliminaBuon (pensiamo ad altro) Week end.
Grazie; anche se con una figlia di 11 anni i 'cavoli' mi sembrano, oggi, molto amari!
RispondiEliminaBuon fine-settimana a tutti.
Non voglio passare per lo sciocco ottimista, ma mi piace pensare alla realtà economica italiana in modo positivo portando dei dati oggettivi e non convinzioni o luoghi comuni che portano a considerare l'Italia non la 6/7 economia mondiale, ma un paese del Terzo Mondo.
RispondiEliminal'Italia primeggia in diversi settori, un'economia aggregata composta da una miriade di aziende, distretti industriali con diverse leadership:
Cantieristica navale: prima davanti alla Finlandia
Scarpe con tomaia in pelle: leader nell'export
Macchine per la gomma: prima davanti a Germania e Giappone
Macchine per metalli: prima davanti alla Germania
Lavorazione frutta e verdura: prima davanti l'Olanda
Rubinetteria e valvolame: prima davanti a Cina e Germania
Distributori automatici: 50% del mercato mondiale
Macchine per la pasta: 30% dell'export mondiale
Piastrelle: prima esportatrice al mondo.
(fonte Economy 7 gennaio 2010)
Senza contare alcuni settori maturi come il tessile d'alta gamma, la moda e l'arredamento dove la leadership italiana è consolidata.
Chiaro non si tratta di dormire sugli allori, di pensare che tutto vada bene, ma di affrontare la realtà dei fatti con dati oggettivi
ragazzi ho postato mezz'ora prima di Grillo! che coincidenza...^_^
RispondiElimina@Sara: non credo convenga loro farci fallire, sparirebbero anche gran parte di loro...
@Luciano: grazie dei consigli! il secondo lo leggerò sicuramente!
@Luca e Luciano: ho letto anche io il post di Grillo scritto da Benetazzo...ma non bisogna essere pessimisti, ANZI!!!! io sarei stato pessimista se non fosse mai cambiato nulla...ma così primo o poi cambierà, prima o poi metteranno "dazi" o come volete chiamarli e le produzioni torneranno da noi. Non possiamo essere pessimisti perchè le risorse le abbiamo.
Non conviene a nessuno entrare in periodo oscuri...chi può decidere si svegli e faccia qualcosa che di certo soluzioni ce ne sono!!!
Alla faccia della crisi!
Reagire! Essere informati! Non prenderla in quel posto!
Buon weekend!
Giusto per capire le dimensione dell'economia globale e del singoli PIL nazionali del 2009. L'Italia ha il settimo PIL, ma alcune proiezioni lo danno superiore a quello della Gran Bretagna.
RispondiEliminaPer inciso ritengo il PIl solo un dato parziale, non sufficiente per determinare un quadro completo della qualità della vita.
Rank Country GDP (millions of USD)
— World 57,530,000
— European Union 15,990,000
1 United States 14,270,000
2 Japan 5,049,000
3 China 4,939,000
4 Germany 3,235,000
5 France 2,635,000
6 United Kingdom 2,198,000
7 Italy 2,090,000
8 Brazil 1,482,000
9 India 1,438,000
10 Canada 1,319,000
11 Russia 1,255,000
12 Spain 1,243,000
13 Australia 920,000
14 Mexico 866,300
15 South Korea 800,300
16 Netherlands 789,700
17 Turkey 643,100
hai dimenticato anche i primi al mondo nella costruzione di manopole per il calcio balilla...
RispondiEliminafonte: Arcoreconomy
Dopo tutti questi dati mi sento rassicurato... e io che pensavo che l'Italia fosse sommersa da un debito che mai potrà estinguere... che il tessile italiano si è spostato in Cina (Valentino produrrà qui ma noi umili sinistrorsi non usiamo quelle vesti)... che tante aziende italiane si sono spostate in Polonia, Romania, ecc... che non si trova più neppure un misero lavoro... che le multinazionali che ancora stanno qui vanno avanti a sussidi statali (Fiat, Electrolux, ecc) perchè se no ricattano la delocalizzazione... io pensavo tante cose... forse dovrei pensare meno ed entrare nel popolo delle libertà...
per avere un quadro più giusto (e se vuoi usare sempre il PIL) dovresti confrontarlo col debito di uno Stato...
RispondiEliminaposti tu la classifica? ti anticipo che primeggiamo anche lì!!! evviva!!! (ottimismo da pidiellino...)
"Nella vita bisogna avere il pessimismo della ragione e l'ottimismo della volontà". (Antonio Gramsci)
RispondiEliminaPiccola citazione, senza voler apparire il solito 'mangia-bambini' (alias 'comunista'), ma per ribadire un amaro realismo anche in relazione ai recenti casi Fiat e Alcoa.
Purtroppo ora sento più vicino alla mie corde il 'pessimismo della ragione'.
@Mario: cmq nessuno ha mai detto che l'Italia è un paese da terzo mondo, anzi. Noi avevamo una solida economia. Vorremmo solo che tornasse, ma ovviamente non solo in Italia, anche negli Usa, Europa, ecc.
RispondiEliminaPersonalmente sono ottimista ed è ovvio che noi primeggiamo in tanti settori ma forse in uno Stato di 60 milioni non basta questo.
Se questa crisi fosse dovuta al fatto di una fine delle risorse del pianeta o di un attacco alieno mi metterei il cuore in pace...ma sapendo che è dovuta essenzialmente per colpa di soggetti che hanno voluto fare guadagni immensi a scapito delle popolazioni mi girano un pò le p...e
Mi da solo un fastidio chi è solo ottimista (non è riferito a te) e in alcuni partiti sembra essere la linea politica.
Il problema, secondo me, non è la delocalizzazione delle imprese, ma la causa che lo ha prodotto. L'italiano non è un vero imprenditore, anche se parla sempre di soldi, di macchine e di viaggi, così come non è un vero sportivo, anche se parla sempre di calcio.
RispondiEliminaIn Italia si è voluto far trionfare l'ignoranza e con essa privilegiare qualsiasi forma di mediocrità, a scapito di quella "elevazione professionale" che invece nel 1947 qualcuno aveva avvedutamente inserito come obiettivo nella nostra Carta costituzionale.
L'Italia non è in pericolo, ma è già affondata, da un pezzo: solo che l'acqua non ha ancora raggiunto il salone delle feste, dove tutti sono stati invitati ad accedere, nell'illusione che ci sia ancora qualcosa da salvare.
I giovani, come Luca, non devono fare l'errore di seguire le orme dei genitori, ma devono guardarsi bene intorno e scoprire cosa sia reale e cosa sia virtuale.
Qualcosa in realtà ci rimane e non ci costerebbe nulla, perché non dovremmo acquistarlo (almeno per ora...): il nostro territorio.
Avete dimenticato un dettaglio, Cina e India fino al 1947 e 1949 sono state sfruttate dall'impero britannico. L'aspettativa di vita non era lontana da quella Russa ma l'economia soffriva per le angherie del colonialismo. Le loro economie sono rimaste congelate finche' non hanno potuto gestirsi in proprio. In 50 anni hanno attuato piani per raggiungere il modello di vita occidentale che li ha sfruttati un centinaio di anni almeno. Si fa tanto parlare del lavoro minorile e dell'inquinamento, non mi pare che l'Inghilterra della grande rivoluzione industriale ci andasse per il sottile.
RispondiEliminaQuesti stati stanno semplicemente dicendoci: non abbiamo intenzione di adattarci subito alle regole dell'inquinamento perche' la situazione attuale l'avete creata voi mondo occidentale, non noi. E non rompeteci le scatole riguardo a come stiamo facendo le cose, perche' in ogni caso voi prima avete fatto peggio.
Inoltre Cina (1.32miliardi) e India (1.11 miliardi) su 6.9 miliardi di persone sono il 38% della popolazione mondiale. Ossia 4 persone su 10, quasi uno su due.
1 su 2!!! Immaginate di essere completamente soli in una stanza con un cinese, e dirgli. "No, cosi' non va bene, si fa come dico io". e lui ti guarda e ti risponde: "me l'hai gia' messo in quel posto, ora faccio come mi pare".
Sono pienamente d'accordo con te Marco,
RispondiEliminachi semina vento, raccoglie tempesta!
La vita singola o collettiva è fatta di alti e di bassi, solo che eravamo convinti che per noi poteva esistere solo: medio, medio alto, alto e... altissimooo!!
Non è così, siamo vulnerabili come tutti a stò mondo.
La responsabilità e praticamente tutta nostra..
vorrà dire che mio marito non sarà più tra i pochi ad andare a fare legna per l'inverno, a rompersi le palle tutto l'anno a fare l'orto, ed a continuare a riciclare ed aggiustare tutto quello che può, come sua buona abitudine da sempre (e mia grandissima ammirazione). ciao
gia', credo sia proprio ora di abbandonare la nostra visione eurocentrica del mondo. secondo me l'Europa e' il piu' bel posto dove vivere per la nostra storia e arte, ma ragazzi, non siamo piu' il centro del pianeta!
RispondiEliminaeuropa 11% della popolazione mondiale
n america 8%
s america 6%
africa 15%
asia 60%!!
e sapete cosa e' assurdo?!? che a scuola non ci hanno insegnato NIENTE sull'Asia.
Così facendo è il classico atteggiamento autolesionistico. Allora visto che noi europei abbiamo avuto Hitler è consentito anche all'India di avere un suo Hitler... visto che noi abbiamo abbattuto le nostre foreste in europa è giusto che anche il Brasile abbatta le sue... e così via...
RispondiEliminaContenti voi...
Il problema non è che la Cina cresca... il problema è come cresce.
La sua è una crescita drogata dalla nostra presenza. I prodotti che producono le "nostre" aziende al 90% non vendono nulla in Cina o paese simile...la fiat che produce la 500 in Polonia non ne vende una in Polonia ma tutte da noi e non ad un prezzo proprio abbordabile...
Se uno torna indietro a vedere le angherie che un popolo ha subito non si va da nessuna parte e ciascun popolo avrà delle rimostranze verso altri popoli.
Le loro economie crescono grazie alla nostra presenza. Che crescessero da sole.
Con lo stato sociale che i paesi europei hanno ottenuto inoltre non è possibile andare avanti con questi livelli di occupazione.
Il disfattismo non mi è mai piaciuto.
Non è pensabile augurarci una decrescita per chissà quale nobile motivo che cmq è tutto tranne che nobile... e se uno se lo augura si prepari anche a fare il medico, insegnante e così via...perchè se lo stato sociale salta... personalmente faccio legna (tanta, non solo per me) e qualsiasi altro lavoro serva, ma questo non mi pesa assolutamente e non mi ritengo superiore ad altri perchè lo faccio e non mi auguro lo facciano tanti altri.
Gli esempi del colonialismo non c'entrano con la nostra situazione. La Cina non è che ci ha invaso e ci sfrutta. Siamo noi in verità che sfruttiamo la forza lavoro cinese ma nello stesso tempo ci indeboliamo lentamente.
Pensate veramente che si possa tornare ad un passato neppure troppo remoto? nella nostra condizione potrebbe essere anche pensabile, ognuno ha la sua casetta, orto, giardino, bosco, ecc ma le periferie delle grandi città come si pensa possono sussistere se il lavoro non c'è?
Il dominio economico può anche passare (è già passato?) dagli USA alla Cina ma questo deve avvenire in modo lecito, senza la nostra malsana influenza.
Mi dispiace ma il colonialismo centra perche' la Storia e' essenziale per capire cosa sta succedendo. Mao ha ridato alla Cina unita' geografica e identita' nazionale, ma la nazione era troppo povera per crescere economicamente. Il suo successore, Xiaoping, ha intuito che il mercato interno cinese non era sufficiente per sviluppare tecnologicamente la nazione (i cinesi erano troppo poveri) e ha aperto le porte agli investimenti stranieri per importare tecnologia e ricchezza, orientando un'economia agricola verso l'export. Cosi' facendo e' diventata una potenza economica, seppure sbilanciata verso le esportazioni.
RispondiEliminaIl punto e' che non credo abbia molto senso dirgli ora che il mondo occidentale e' diventato benestante inquinando e sfruttando il proletariato, ma che loro invece devono imparare dai nostri errori e restare poveri e virtuosi. Tra l'altro, se d'un tratto Europa e Nord America chiudessero le importazioni suppongo si verificherebbe un collasso economico inimmaginabile.
Ragazzi! Vi ricordo una cosa (forse l'avevo già detta a proposito di un altro post): il 2010 è l'ANNO EUROPEO DELLA LOTTA ALLA POVERTA'.
RispondiEliminaDirei di proporre qualcosa, prima che sia troppo tardi. Innanzitutto, darei una definizione "attuale" di povertà, che non deve essere legata alla mancanza di soldi, ma alla mancanza di mezzi: la solitudine e l'ignoranza sono la vera povertà per gli individui di una società (non è un caso se qualcuno ha ben pensato di stimolare l'individualismo e di dequalificare la scuola); l'altra cosa che ci hanno tolto e che dobbiamo recuperare è il tempo: tempo per noi stessi, per i nostri affetti e per procurarci quello che possiamo evitare di comprare (chi non può fare legna perché non ha il bosco e non può curare un orto perché non ce l'ha può però fare altre cose: cucire, riparare, eccetera).
In secondo luogo, dobbiamo cercare di ricorrere al baratto, scambiandoci le merci, per cercare di svincolarci dal sistema bancario, che con la vendita dei derivati (che è una vendita di debiti anziché di denaro) sta chiedendo la restituzione di più denaro di quello che si trova in circolazione: capite bene come ciò sia impossibile.
I giovani, se non hanno ancora un conto in banca, dovrebbero cercare di non aprirne mai; se hanno un conto, ma non in rosso, farebbero bene a chiuderlo, prima di cadere nel tranello.
Approfittiamo di questa crisi, per cambiare. Cambiamo, soprattutto, la nostra scala di valori. Ai soldi, ai capi firmati, ai beni "inutili" anteponiamo la solidarietà, gli affetti, la conoscenza.
Vi ricordate il video consigliato da MarcoDC?
http://www.youtube.com/watch?v=v3pOMBTXZX0&feature=related
e
http://www.youtube.com/watch?v=ak1K4BxkVjg&feature=related
Guardatelo!
Sara scusa, ma io mi guardo intorno, non brulico nel web: parlo con più persone, e continuo a vedere ed a conoscere chi inizia ad essere molto ricco....di tempo libero, perchè è in cassa integrazione, o a casa senza lavoro!!
RispondiEliminaRagazzi torniamo con i piedi per terra.
Le banche hanno preso tutti per le palle e non è proprio così fiabesco rifiutare o contrastare questo perverso "legame affettivo"; ci si può provare, ma ci vorrà una mezza rivoluzione..e non sarà indolore.
Io non auguro male a nessuno, perchè è come se lo augurassi a me stessa, sono preoccupata per come stanno evolvendo le cose,(ho 2 bimbi piccoli), ma sono contemporaneamente serena, perchè negli ultimi anni abbiamo imparato a risparmiare, a rinunciare a molto ed a gestire meglio la nostra economia domestica, come ho già detto.
E non lo dico per sentirmi superiore NCL RST, perchè fino a qualche tempo fà coloro che spendevano e spandevano ci davano degli sfigati.... quindi, fai tu!
Inoltre se una volta il contadino diventava cittadino, probabilmente succederà il contario.
Polcenigo ha tante risorse :case chiuse, boschi rigogliosi ed abbandonati, l'acqua non manca, in Comune domina....il verde, quindi...
E' solo con una rivoluzione (soprattutto culturale) che si risolve questa situazione.
RispondiEliminaMa non succederà. Ci sarà una leggera ripresa del PIL e tutto sembrerà, nel giro di qualche anno, risolto. Tra dieci o venti anni, saremo ancora peggio di adesso, per non aver voluto trarre insegnamento dalla lezione.
Perché continuiamo ancora a credere che il sistema "occidentale", che ha causato questa crisi, sia ancora insostituibile?
Valeria, hai guardato il video che ti ho consigliato?
Sì, anche se non proprio fino alla fine, per motivi di tempo.. quì a Coltura le "cose" sono un pò più lente.
RispondiEliminaCiò che viene dimostrato non mi sembra sia così oscuro: ripeto basta guardarsi intorno a 360° gradi, è normale che ogni anno la moda sia opposta all'anno prima, solo per far sì che tutto si ricompri, adesso, con la "scusa" dell'ecologico, quante auto stiamo rottamando, e ricomprando, per poi ricambiarle fra cinque anni?
Ci vuole una laurea per capire questi semplici meccanismi ?
La cosa che mi fà un pò innervosire è che siamo cani che si morsicano la coda.
Mi spiego: tutti costoro che traggono ed emettono cotante informazioni, aprendo gli occhi a noi "consumatori" fino a qualche anno fà dov'erano?
Nel sistema, magari come dirigenti, a cercare di fregare il prossimo per potersi permettere anche loro la casa a Palm Beach!!!
Grazie Sara, i consigli bene o male alla fine li accetto sempre. Ciao
Grazie per il tuo interessamento, Valeria, ma anche se questi "informatori" fossero stati dei consumatori quanto noi (e lo sono stati sicuramente) o forse peggio di noi, hanno il pregio di esserne diventati consapevoli.
RispondiEliminaVedi, quando tu dici che le cose dette in quel video sono "normali" e che non ci vuole una laurea per capirle, potrebbe significare non solo che ne prendi atto, ma anche che le "accetti", che te ne sei "abituata".
Personalmente, al di là di chi siano queste persone che tu ti soffermi a criticare così aspramente, io credo che mi abbiano dato un messaggio importante ed è su questo messaggio che voglio concentrare la mia attenzione: il messaggio, secondo me, è quello per cui ogni volta che acquisto un bene devo quanto meno chiedermi quali siano tutte le implicazioni di quel gesto e quanta ingiustizia, soprattutto, io stia compiendo in quel momento, al di là del fatto che altri lo facciano oppure no (aspetto che non mi interessa minimamente).
L'attuale sistema "economico" (che tale non potrebbe definirsi), ci ha insegnato a fare sempre "il passo più lungo della gamba", a vivere al di sopra delle nostre possibilità: tutto, per farci indebitare...
Perché non dovremmo avere il diritto di svincolarci da questo sistema? Per paura di essere guardati o emarginati? Beh, magari, a furia di guardarci, qualcuno potrebbe cominciare ad imitarci...
Ciao!
io non ho visto il video perchè la mia è si una connessione veloce ma ha dei limiti di download...
RispondiEliminaComunque, da quanto ho capito, l'ipotesi di tornare al baratto la trovo impossibile da attuarsi in un pianeta con 7 miliardi di persone...
Più che altro cambierei l'indice Pil con un altro indice meno autodistruttivo...il cambiare ogni anno mode per farci acquistare è legato proprio al Pil in quanto così facendo si acquistano prodotti e si fa "girare" l'economia. Inoltre anche i rifiuti fanno aumentare il Pil in quanto l'abuso di confezionamenti per qualsiasi prodotto fa si che delle aziende producano questi. Più che altro questo "capitalismo sfrenato" si mantiene solo se c'è una mentalità dell'usa e getta.
E per di più, tornando all'argomento del post, tutti queste merci usa e getta vengono prodotte non più da noi ma in Stati dove la manodopera costa nulla. Quindi indebolendoci sia nel lavoro che nel capitale. Anche nel capitale perchè, come avete detto voi, le persone per anni hanno continuato a spendere e spandere facendo come delle vere e proprie cicale... (anche se noi rispetto ad un americano sembriamo delle formiche risparmiatrici).
Io concordo con Mario quando dice che abbiamo molte aziende leader in vari settori, mi piacerebbe però tornassero tante altre che magari hanno anche preso nella loro storia vari incentivi statali sia per iniziare l'attività sia quando magari si sono trovate in difficoltà.
Non si può non vedere che una delle cause fondamentali della crisi sia stata la delocalizzazione, a causa di questa si sono avuti i derivati, e altre conseguenze a catena.
Sostenere che è giusto così perchè anche la Cina, India, ecc hanno diritto di crescere è una fandonia legata ad un buonismo (credo) cieco. Nessuno nega loro di crescere ma devono farlo con loro aziende e nei loro mercati.
La concorrenza sleale non è accettata in una sana economia.
E comunque sappiamo benissimo tutti che se Cina e India avessero il tenore di vita degli USA servirebbero una decina di Terre...giusto abbassare il tenore di vita degli states ed alzare quelli cinesi ma il tutto deve avvenire in un modo "leale".
@Marco: si, se le multinazionali tornassero negli Usa, Europa, ecc l'economia cinese avrebbe un tracollo in quanto crollerebbero le sue esportazioni...
Viva le esportazioni! ma fra stati dove un operaio prende almeno 1300 euro ed ha DIRITTI.
Il baratto e lo schiavismo lo lascerei al passato.
Punterei sull'innovazione e sulla ricerca.
NCL_RST, spero che tu non abbia messo insieme "baratto" e "schiavismo" ritenendoli "simili"...
RispondiEliminaAnche se non hai visto il video "Story of stuff", vedo che comunque ne hai compreso in larga misura il messaggio.
Poiché quindi concordo con quello che dici, ti propongo (se ti va, naturalmente) di provare a elaborare una sorta di "progetto alternativo", proprio descrivendolo nei suoi vari passaggi (è solo provandoci, secondo me, che si può comprendere se si tratti di pura illusione oppure no). Non ti propongo di presentarlo nel blog: puoi anche tenerlo per te.
Se vuoi, però, puoi propormelo nel bolg "eroi tutti i giorni", perché lo spirito di quel blog sarebbe esattamente quello di riuscire a proporre uno stile di vita alternativo, senza rinunciare al benessere, ma liberandosi del superfluo (superfluo, in inglese, si traduce con WASTE, che è il termine usato per definire i rifiuti).
Tornando al baratto, non intendevo dire di sostituirlo integralmente al denaro, ma comunque di prenderlo in considerazione e non essere portati, invece, a "monetizzare" ogni cosa.
@Sara
RispondiEliminaForse stiamo dicendo la stessa cosa, usando lingue diverse, o forse abbiamo esperienze di vita diverse.
Non credo di avere criticato aspramente nessuno, credo solo di avere ipotizzato la realtà.
E' da quando ho cinque anni che NON MI abituo a quello che tu definisci normale per noi, perchè nel terzo mondo ci ho vissuto ( non in vacanza, che è molto diverso), per cui, certe esperienze ti rendono automaticamente consapevole, realista ed anche critica, per non dire altro....
@NCL RST
Sicuramente l'innovazione e la ricerca possono aiutare, ma lo schiavismo purtroppo non ce l'hai tanto alle spalle, e nenache lontano da casa.
Come ti ho già detto guarda cosa è successo a Rosarno, in Calabria, e non solo lì: tutti i cinesi, gli extracomunitari ed italiani, sfruttati, sottopagati, in "nero", senza alcuna alternativa come li definisci?
Forse il baratto potrà aiutare nel piccolo, ma rivedere i propri bisogni primari, restringerli un pò, abiutuarsi ad avere meno ed essere sereni comunque, questa si che sarà una grande innovazione, e rivoluzione!!
ciao a tutti ....ciao Ragioniere, se stai leggendo!
@Sara: non li mettevo insieme i 2 termini.
RispondiEliminaProverò a scrivere qualcosa ma non è tanto semplice...
@Valeria: a Rosarno e peasi vicini si sapeva che erano quelle le condizioni di lavoro/schiavitù...
Quella vicenda ha fatto scalpore qualche settimana fa ed ora già sta scemando...
Forse si pensa che in India, Cina, Vietnam, ecc le condizioni di lavoro siano migliori? Non fanno pena quei lavoratori sfruttati dalle nostre multinazionali? E perchè allora noi continuiamo a comprare quei prodotti? Forse perchè (a volte) costano meno? Facendo così non li sfruttiamo pure noi? Non togliamo lavoro a noi stessi?
E perchè a Rosarno si è arrivati a quella situazione? Forse perchè i prodotti agricoli all'agricoltore non fruttano più nulla? (In Italia l'agricoltura è fallita, sta in piedi solo grazie ai vari sussidi europei). Forse perchè lui vende a pochi centesimi chili di merce? E come mai al consumatore finale poi costano vari euro quei chili? Chi è che fa la "cresta"? E come mai l'agricoltore deve tenere quei prezzi stracciati? Forse perchè se no viene annientato da prodotti che arrivano da altri stati dove la manodopera costa ancora meno di Rosarno? Dobbiamo tutti ridurci così perchè in qualche altra parte del mondo se no c'è qualcuno che può venire più sfruttato di noi? Vogliamo sostenere il gioco delle multinazionali?
La "sinistra" nacque come partito dei lavoratori, per favore non facciamo rivoltare Marx...
Se non cambiano presto le regole del gioco, a mio avviso, saremo annientati. Finchè non ci sono regole questo mercato basato sulla produttività/profitto/competitività si sposterà sempre verso chi potrà sfruttare meglio, a discapito di chi viene sfruttato, sia direttamente che indirettamente.
La favola della ripresa? Si? Ma dove? Se quelle poche multinazionali rimaste qui stanno delocalizzando proprio in questi giorni... rimarranno le piccole imprese? non credo proprio, se va via la grande, quelle piccole che rappresentavano l'indotto chiudono.
Se il privato chiude, il pubblico lo segue a ruota.
Sarebbe giusto un ridimensionamento per tutti, ma crediamo veramente che colpisca tutti? Colpirebbe esclusivamente, come al solito, chi non vive neppure oggi sugli allori.
Per quanto riguarda l'Italia i rapporti dicono che stiamo assumendo le caratteristiche di uno stato Sudamericano, con ricchi sempre piu' prosperosi e poveri sempre piu' miserabili. Non bisogna solo parlare di ricchezza, ma di come e' distribuita.
RispondiEliminaIn risposta a quanto segue : "Se uno pensa che le multinazionali hanno fatto bene a delocalizzare così hanno portato benessere in quegli Stati prende un grande abbaglio perchè non appena quei lavoratori si organizzano, chiedono diritti, ecc l'azienda chiude tutto e si trasferisce in un altro Stato." < Mi viene in mente una formula di economia politica: "La capacità del capitalismo di distribuire ricchezza è inversamente proporzionale allo sviluppo tecnologico ed alla diversità dei mercati (DIVERSITA' DELLA RICCHEZZA DEI POPOLI E DEI DIRITTI DEI LAVORATORI)." >
RispondiEliminaMa quante fantastiliarde di domande???
RispondiEliminaRosarno è un'esempio e non stà scemando, è che tutto e stato domato da chi sai tu, e sopratutto non gliene frega niente a nessuno; che è diverso.
Il tema dell'agricoltura e così ampio e complicato a livello nazionale che francamente lascerei perdere, mi limito a dire, che in questo "campo" la cresta l'hanno fatta tutti !!
Il problema dello sfruttamento riguarda una marea di settori in Italia, vedi i telefonisti dei call center, in 2000 hanno perso il lavoro solo a Catanzaro, e ce ne sono molti, molti altri.
Le multinazionali hanno la loro importanza, ma consiglierei anche di guardare alcuni meccanismi che riguardano il tessuto sociale ed economico italiano (vedi grandi stilisti, che vendono borse a 3.000 Euro fatte fare da ditte di cinesi in italia, ad un costo di 10 Euro l'una, mentre nostri artigiani chiudono perchè non hanno commesse; questo concetto vale anche per il tessile ed il calzaturiero).
Iniziamo a controllare il territorio, i sindacati che tutelino i lavoratori, lo Stato che punisca queste forme subdole di sfruttamento e conseguente autodistruzione economica!
Bye
Mi sento a disagio quando si parla di "noi" (italiani, occidentali, europei, ma non rumeni polacchi ecc.) e "loro" (cinesi, indiani, polacchi, neri, ecc.). Sembra proprio che siamo tornati agli anni '10 del secolo scorso, tanto nazionalismo, che nasconde differenze sociali in aumento all'interno di ogni regione del mondo, concentrazioni di ricchezze e di potere in sempre meno mani (italiane o cinesi o egiziane... i "padroni" sono molto più esterofili e tolleranti dei loro "schiavi").
RispondiEliminaNon ci sto a costruire nuove barriere, di alcun genere. Preferisco invece favorire la mobilità di ogni tipo: geografica (libertà di spostamento per tutti ovunque), sociale (perchè un congolese ma anche un figlio di cassintegrato non può frequentare liceo scientifico e università e fare l'architetto in Italia?), culturale (è un precetto divino lasciare le tv italiane in mano a un solo proprietario?), economica (cosa cambia se all'interno dello stesso sistema economico chi ti fotte è bianco giallo o alieno?), dei diritti. Troppo comodo invocare adesso le barriere sui prodotti cinesi quando finalmente una parte di queste popolazioni comincia ad uscire dallo stato di miseria in cui il vecchio occidente li aveva fisicamente rinchiusi. Ma perchè questo paese di terroni dell'Europa deve alzare muri e dazi dopo che negli anni '50, '60 si è comportato quasi esattamente come i cinesi oggi? Perchè cinesi indiani brasiliani nigeriani dovrebberlo permetterlo?
@Valeria: concordo con quanto dici. Sta scemando perchè i media non ne parlano più, non perchè la faccenda si è risolta.
RispondiEliminaIl mondo agricolo un pò lo conosco e ti assicuro che al 90% le aziende agricole hanno ipotecato tutto. Chi ha fatto e fa i guadagni con i prodotti agricoli sono i commercianti finali che al fronte di spese molto inferiori di un agricoltore, ottengono i guadagni più elevati.
@Alberto: qua non si parla di "noi" e "voi" dal punto di vista etnico, bensì economico. E in questo caso le due economie devono essere distinte. Non si tratta di isolare l'Italia con barriere economiche, l'autarchia si sa che non può funzionare in uno stato piccolo come il nostro. Si tratta di regolarizzare un mercato equo e leale, cosa che al momento non si fa.
Ma quando l'Italia si è comportata come la Cina nei confronti dell'Europa? Forse i nostri operai negli anni 50/60 costavano alle aziende 1/10 rispetto ad altri stati europei?
E poi, ma quando la Cina è stata "governata" dagli europei?
Non è difficile capire che la Cina e altri non stanno crescendo per proprie capacità ma perchè nostre multinazionali/impresette stanno producendo lì per poi vendere da noi. E pensi che i polacchi scorrazzino per Varsavia con la "500"?
Sono sbigottito nel credere che persone che si ritengono di sinistra credano che anche noi per competere dovremmo scendere a quei livelli di sfruttamento. Marx si è rivoltato.
Così facendo si fa solo il gioco delle multinazionali.
Essere di sinistra non significa prenderla in quel posto ed essere dei buonisti. Essere di sinistra non significa essere dei bertinottiani con le scarpette su misura e il cravattino e non aver mai fatto un ca**o ed essere mantenuti a vita. Non significa essere dei craxiani che ha fatto sparire il socialismo dall'Italia. Marx si è rivoltato ed è tornato al suo posto...
"preferisco invece favorire la mobilità di ogni tipo"
Geografica: libertà di spostamento per tutti? l'aereo inquina...dovessero spostarsi continuamente 7 miliardi di persone ovunque altro che mascherine...
Sociale: chi ha messo le barriere allo studio? beh, se non ci sono soldi, va solo chi ha più soldi. A fare l'architetto? E perchè? Se si continua con questo mercato sleale l'architetto farà case per chi?
Culturale: dal '94 bisognava intervenire
Economico: quelli che ci stanno fottendo ora non sono gialli o alieni ma i titolari delle multinazionali/impresette...e si, cambia molto.
Diritti: quei lavoratori non hanno diritti. Quando ne avranno quelle imprese si sposteranno.
Ripeto: il mercato deve essere aperto ma tra tutti quegli stati dove un operaio prende 1300 euro ed ha diritti.
Alberto, una domanda, se non ci fossero più imprenditori (che stimo veramente) che restano in Italia, pensi ancora che potrai continuare a fare l'insegnante?
Credo che il tema dell' 'identità geografica' e il concetto di 'mercato' siano problemi apparenti e, per molti aspetti, marginali rispetto alla realtà odierna, denominata 'globalizzazione' o 'mondializzazione' (se siamo più affini ai nostri cugini transalpini).
RispondiEliminaIn realtà il nocciolo della questione sta nel rapporto 'cittadino-potere': "Non esiste Sisifo. O meglio, Sisifo è qui, tra noi, in questa vita. L'abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi: è il politico che si accanisce a brigare col popolo per ottenere i fasci e le scuri temibili." (Luciano Canfora, 'La natura del potere', Laterza 2009).
Forse questa è l'unica 'natura' veramente operante nella nostra quotidianità.
Saluti
@Nicola
RispondiEliminaA dire il vero l'autarchia non ha funzionato nemmeno per uno stato grosso come la Cina, che cmq in seguito alle guerre dell'oppio (nel 1838 la Gran Bretagna dichiairò guerra alla Cina) divento' un protettorato britannico fino agli anni della rivoluzione, verso l'inizio di questo secolo. Questo per rispondere a quando la Cina e' stata "governata" dagli europei.
L'Italia non si e' comportata come la Cina perche' abbiamo vissuto una storia diversa, ma per esempio 25 milioni di italiani hanno abbandonato il nostro Paese tra il 1860 e 1960. 25 milioni. Se la Cina dovesse ragionare come ipotizzi, cosa dovrebbe fare il governo cinese, incentivare MEZZO MILIARDO di persone a prendere e andare all'estero a trovar fortuna? E in ogni caso si', gli italiani approdati all'estero puoi facilmente immaginare accettassero qualsiasi lavoro e paga, quindi facevano concorrenza ai "locali" esattamente come molti africani fanno ora in Italia, con buona pace della Lega nord, che dovrebbe tornare un po' piu' al passo con i tempi e guardare anziche' ai Celti semplicemente alle associazioni come Trevigiani nel mondo e domandrsi come mai esistono.
Il mercato interno della Cina sicuramente non e' ancora abbastanza forte da autosostenersi ma di certo la situazione e' migliorata rispetto a 50 anni fa, quando i cinesi erano tanti e poveri, ora invece alcune citta' sono al livello europeo sotto diversi parametri. C'e' ancora tanta strada da fare, trovo ridicolo parlare di sindacati per i lavoratori dal momento che sono proibite riunioni con piu' di 10 persone. Il problema cinese e' che il governo centrale teme che il capitalismo possa disgregare il Paese accentuando la differenza tra la costa (ricca) e l'entroterra (povero) e pertanto impone misure restrittive alle liberta' personali.
Non mi e' sembrato che Astolfi suggerisse di intraprendere il modello cinese, quanto di dare a loro un'opportunita', sempre piu' cinesi stanno viaggiando all'estero e rendendosi conto dei problemi del loro Paese. Molti di loro rientreranno e cercheranno di cambiarlo, nei prossimi decenni.
Essere di sinistra attualmente dal mio punto di vista non significa semplicemente piu' niente.
"Liberta' di spostamento per tutti" credo il tuo commento sia ironico.
Riguardo al resto e' come se tu proponessi di imporre a tutti i polcenighesi di fare la loro spesa alla Crai (costosa ma autoctona) anziche' da Visotto (discount), non importa se costa di piu', bisogna sostenere l'economia locale. Allo stesso modo le imprese dovrebbero pagare molto di piu' la manodopera. Perche' mai le persone dovrebbero pagare di piu' per avere la stessa cosa? Molte imprese ragionano allo stesso modo e spostano le fabbriche dove la manodopera e' ad un costo minore e poi guardano dove e' il mercato, che al momento e' ancora dalle nostre parti. Non mi sembra sia sleale, le imprese che producono in Italia dovrebbero puntare sulla specificita' e qualita' per sopravvivere all'ondata di prodotti economici che arriva dall'est.
Quelle guerre hanno reso possibile l'apertura di nuovi porti commerciali in Cina (i ricchi "occidentali" avevano già capito come poter fregare un pò tutti in un futuro prossimo).
RispondiEliminaMa comunque se guardiamo nel'ottocento quale Stato ha avuto la fortuna di non essere mai attaccato?
Ora, giustificare la nostra morte economica perchè un secolo fa l'inghilterra, la francia, avevano dichiarato guerra ad uno Stato mi sembra esagerato.
Emigrazione italiani... gli italiani all'estero andavano in quei posti dove c'era un grande sviluppo economico ed andavano a fare quei lavori che i locali non volevano più fare perchè usuranti...ma in Belgio ad esempio lo Stato dava loro anche delle casette e le loro paghe erano come quelle di un lavoratore belga che faceva lo stesso mestiere. Ovviamente erano lavori massacranti, con pochi diritti, e altro, ma a quei tempi ahimè era così.
Qui nessuno sta protestando perchè noi dobbiamo competere con persone che arrivano in Italia e si fanno sfruttare. Noi qui abbiamo delle leggi chiare e se chi le deve far rispettare non lo fa non so che dire, ma i diritti ci sono per tutti.
Il punto è che non si può competere con lavoratori "esteri" che questi diritti non ce li hanno e quindi costano alle aziende nulla.
Se non si vuole capire questo...l'importante è che chi dica questo non sia magari uno statale (tutta la mia stima ma inutile negare che il contratto sia diverso da quello di un privato) . Nel privato purtroppo siamo in concorrenza con queste aziende. Magari anche io un giorno sarò uno statale ma mai mi verrebbe in mente di dare lezioni di correttezza a quelli che non possiedono i miei stessi "diritti", anzi sosterrei chi ha subito (i vari cassaintegrati, in mobilità, licenziati, ecc) questa politica economica scellerata.
Dal mio punto di vista essere di sinistra significa ancora molto. Ovviamente se si parla di lavoro. E ovviamente se non si parla delle varie caste che da anni l'hanno rovinata.
Crai vs Visotto? e che c'entra? non è cha alla crai vendono prodotti locali e da visotto no. Vendono per lo più gli stessi prodotti magari ad un prezzo diverso, ma queste sono scelte loro aziendali... Se la crai vendesse prodotti non fatti in Cina & co. (ma nell'alimentare non c'è tanto questo problema), fatti senza sfruttare vari "disgraziati", magari a km0 (altro post), ecc, si, direi di comprarli lì... magari costerebbero qualcosa di più rispetto a Visotto (ma non è sempre vero), però NON sarebbe lo stesso prodotto!
"Molte imprese ragionano allo stesso modo e spostano le fabbriche dove la manodopera e' ad un costo minore e poi guardano dove e' il mercato, che al momento e' ancora dalle nostre parti" ... beh... ti pare giusto? è lo stesso ragionamento delle multinazionali/impresette che di certo non esprimono ideali di sinistra...
Puntare sulla specificità e qualità? perchè abbiamo una così brutta opinione sulla manodopera dell'est? pensiamo che non siano degli abili artigiani come "noi"? vogliamo essere così presuntuosi? e se ti dicessi che possono fare benissimo le nostre stesse cose (magari in 2 operai al posto di uno) però prendono 1 decimo di un nostro operaio? Ho già scritto che Stati di milioni di persone non possono vivere con qualche vino di pregio e costruendo a mano Ferrari...
Sono d'accordo con te che prima o poi si attualizzeranno i vari lavoratori. Ma ci vorrà tempo.
Figata questo dibattito!
Credo nessuno abbia la verità in mano...ma ne va dei nostri diritti fare una battaglia contro un "mercato sleale".
Il "mercato" non è mai sleale, è neutro. Sarebbe più corretto parlare di catallassi, di ordine di mercato e della scienza che lo studia. In realtà sono le regole, le sovrastrutture poste dalla comunità con il diritto positivo a determinare le dinamiche sociali.
RispondiEliminaLa sovrastruttura economica teorica e "reale" assoluta, costruttivista è stato il socialismo scientifico di Marx, in se stesso negazione di qualsiasi libertà perché deterministico.
La valenza del marxismo-comunismo ieri ed oggi è pari all'astrologia, una falsa scienza, con la pretesa di essere creduta ed accettata come una Fede.
@Mario: perchè il mercato non è mai sleale?
RispondiEliminaIo voglio aprire una fabbrica di bulloni, con 10 operai. Giustamente devo pagare loro circa 2000 e più euro, devo pagare gli straordinari, ferie, ecc, devo dare loro indumenti e attrezzature par far si che non si facciano male, devo prendere macchinari più costosi che abbiano tutte le sicurezze, devo smaltire i rifiuti speciali in apposite discariche che non sono gratuite, devo smaltire l'acqua possibilmente non nelle falde, devo pagare varie tasse per far si che abbiamo una scuola e sanità pubblica decente e tante altre varie spese.
Quindi il mio prodotto viene a costare molto più rispetto allo stesso fatto in un altro Stato che non ha questi oneri. E secondo te riuscirei a vendere i miei bulloni?
Marx era un filosofo e come tale si è espresso...ma l'importante, per me, è che sia stato uno dei primi (di certo non l'unico) a porsi domande sul mercato/capitalismo/diritti lavoratori.
Ho riflettuto molto sull'intervento di Marco DC dell'8 febbraio, riguardo al fatto che stiamo diventando come i paesi sudamericani. Lì per lì ho pensato che non sarebbe possibile, per il semplice fatto che i ricchi, là, hanno individuato una fonte di guadagno inesauribile: l'agricoltura, quella che produce i prodotti dalla terra, che sono, appunto inesauribili. In Italia, invece, l'agricoltura non è così sviluppata, perché l'economia si regge sul manifatturiero. Si regge ... beh, si reggeva ... Ora c'è la crisi...
RispondiEliminaMi è bastato allora mettere insieme un paio di informazioni che mi sono giunte da fonti non documentali ma che comunque ritengo abbastanza attendibili: la prima informazione (che mi è pervenuta peraltro da più fonti) riguarda il fatto che le banche stanno cercando di mandare in crisi TUTTE le aziende italiane. Tra le più colpite ci sarebbero le aziende agricole. L'altra notizia è che le multinazionali stanno rilevando le aziende agricole in crisi. Mettendo insieme questi dati, verrebbe da pensare che davvero c'è un progetto che ci vuole ridurre da "operai" a "braccianti" (magari per coltivare OGM) proprio come in sudamerica.
Prepariamoci, insomma, a "zappare" e lasciamo che i giovani (almeno loro) riescano a fuggire all'estero...
Zappare sì, ma non in miseria; poiché però questa è un'illusione, forse ci conviene preparaci a prevenire la catastrofe.
Ad Al900 voglio dire che non è vero che stiamo innalzando delle barriere: no, cosa vuoi che sia un ritorno alla lingua friulana e alle manifestazioni di razzismo di vario genere (che servono solo a mimetizzare problemi reali). Sono quisquiglie! In fondo, è dai tempi dell'Impero romano che cerchiamo sempre di avere dei nemici, esterni (gli attuali "stranieri" che oggi sostituiscono i "barbari" di quel tempo) o interni (i terroni, quelli di destra per quelli di sinistra e quelli di sinistra per quelli di destra). Fa parte della nostra "cultura"... (Naturalmente scherzo: condivido pienamente quello che hai scritto).
Chiarisco l'esempio locale del supermercato.
RispondiEliminaPerche' mai un azienda (un polcenighese) dovrebbe produrre (fare interamente la propria spesa) in un paese dove il costo e' alto (parallelo: "alla crai di polcenigo") quando puo' sfruttare il mercato globale, produrre all'estero e importare? ("andare da visotto, e poi tornare nella propria casa"). Non credi che se tutti andassero da visotto, la crai chiuderebbe e Polcenigo si ritroverebbe senza supermercato? di certo non possiamo imporre ai polcenighesi di non muovere i propri soldi per migliorare il proprio bilancio (e nemmeno alle aziende). Piuttosto dev'essere la Crai a domandarsi, se puo' fare qualcosa per migliorare la propria situazione. Perche' sono spariti gli alimentari (soppiantati dai supermercati) ma non i panettieri?? Perche' il pane che compriamo dal panettiere e' MIGLIORE di quello del supermercato. Credo stavolta la metafora sia piu' comprensibile.
Non sto attestando ne giustificando la nostra morte economica, l'excursus sulla storia cinese era per motivare la situazione attuale.
okappa! ma appunto, se i polcenighesi spendessero solo da visotto (all'estero), la crai (mercato interno) chiuderebbe e i polcenighesi rimarrebbero senza supermercato e di conseguenza senza lavoro... e per di più avrebbero perso anche capitale verso "l'estero". E ritorno sempre al punto di partenza che "visotto" può permettersi quei prezzi così bassi in quanto i suoi lavoratori hanno meno diritti e deve anche pagare meno tasse in quanto il "suo" stato sociale non è di certo quello della "crai".
RispondiEliminaL'esempio del panificio credo sia un'eccezione italiana...mi spiego...in quei posti dove sono stato in Europa (ed ho anche vissuto quasi un anno in Irlanda) di panifici ne ho visti ben pochi. C'erano sempre panini scongelati tutti uguali fatti da varie multinazionali. In Nuova Zelanda com'è?
Comunque sono d'accordo con te che se si fanno buoni prodotti si ha successo nel mercato, ma è sempre più difficile in un mercato dove le regole non esistono.
Ma stati di milioni di persone potranno sussistere facendo solo prodotti di qualità? E chi ci dice che questi prodotti non potranno farli anche quegli stati dove la manodopera costa quasi nulla?
Immagino che il sistema si equilibrera' da solo, che stiamo solo vivendo degli scossoni di assestamento che con il tempo diminuiranno. I lavoratori asiatici (e gli ambientalisti) lotteranno per i propri diritti aumentando i costi di produzione e livellando un po' la situazione. Ma ci vorranno decenni e inoltre, il concetto di lavoro e' anche un fattore culturale, guarda questo grafico:
RispondiEliminahttp://en.wikipedia.org/wiki/File:Yearly_working_time_2004.jpg
Glielo vai a dire tu ai coreani e ai polacchi che lavorano troppo? 850 ore annue di piu' rispetto agli italiani. Il Giappone solo 300 ore in piu' di noi, che cmq sono 38 giorni lavorativi.
Personalmente preferisco i Kapauku della Papua Nuova Guinea che pensano che lavorare due giorni di fila porti cattiva sorte. :) Forse dovremmo tutti addattarci al loro modello, non pretendere si adattino gli altri al nostro!
MarcoDC: Condivido!
RispondiEliminaSarebbe tuttavia il caso di sentire un medico, per convincersi di cosa sarebbe più benefico per noi (i medici, peraltro, sono in generale "destinati" a morire d'infarto, per il troppo stress, dovuto, per esempio, a tante ore in piedi, di concentrazione, nelle sale operatorie...).
Tempo fa, l'ospedale di Pordenone era tappezzato di manifesti che invitavano tutti a fare ALMENO 2 - 3 ore al giorno di attività fisica, perché il nostro organismo ne ha assolutamente bisogno. Erano forse da censurare quei manifesti o piuttosto sarebbe da rivedere il nostro stile di vita?
Inoltre, parlo però da ignorante e per sentito dire, le ore in più di "lavoro" degli asiatici (dei giapponesi, per esempio), corrisponderebbero, in realtà, a un maggior numero di ore trascorse sul posto di lavoro, spese però non solo per lavorare, ma anche per fare altre attività, tra cui l'attività fisica. Mi piacerebbe che qualcuno riuscisse a darmi ragguagli, in merito a questo.
Infine, voglio ricordare il mio primo datore di lavoro, al quale, anche per un proprio tornaconto, interessava che i dipendenti lavorassero quando erano nel massimo delle loro energie e quindi non aveva imposto un orario di lavoro (è vero anche che il tipo di lavoro lo consentiva). Era davvero gradevole lavorare per lui.
@Marco: Il Messico al terzo posto mi lascia un pò perplesso...
RispondiEliminama dovremo adattarci a quale modello? quello dei cinesi/coreani o quello dei kapauku?
perchè se è al primo modello vai a dire tu ad un italiano/tedesco/americano di lavorare non più 40 ore settimanali (o nel pubblico 36) ma di aumentare a 60 ore settimanali...e per di più con una diminuzione sostanziale dello stipendio...e per di più da noi ogni cosa costa molto di più...ed inoltre dì pure loro che si scordino ogni diritto, tutela e sicurezza...
mi sa che hai il compito più difficile tu...;-)
Come dici tu, prima o poi si arriverà ad un equilibrio, ma questo equilibrio non sta avvenendo con una modalità naturale, ma forzata da multinazionali che sfruttano sia loro che noi...loro in quanto li fanno lavorare quasi come schiavi, noi perchè compriamo e ci indeboliamo sia economicamente sia "lavorativamente".
@Sara: le cose che proponi sono condivisibili... ma non ti sembrano lontane dalla nostra società? dalla nostra epoca? io credo che sia più facile cambiare qualche legge di mercato che cambiare lo stile di vita delle persone del mondo... e cmq, cambiando qualche legge economica cambiano anche gli stili di vita.
E non credo che il titolare di una miniera fosse contento se i minatori arrivassero ognuno quando si sente più in forma... è un esempio estremo, lo so, ma il 90% dei lavori non permetterebbero questo "trattamento".
Un mio pensiero politico... ma chi l'ha detto che uno di "sinistra" debba essere permissivo, accettare qualsiasi cosa, stare dalla parte dei più "deboli" (ma chi sono questi deboli? per me chi lavora e paga le tasse ogni mese, no?), ecc ecc...
Se uno crede in queste cose prima di ogni altra questione, ricordo che hanno inventato le religioni...
Caro Ernest Everhard, mi rendo perfettamente conto del fatto che la mia proposta diventa un'utopia nel momento in cui si pretenda di convincere tutti a fare quello che io auspico. Tuttavia, non la reputo impossibile e per questo motivo voglio provare a percorrere quella via. Come tutti, ho anch'io i miei mille difetti, ma una cosa l'ho imparata bene: di esprimere giudizi solo su quello che ho sperimentato ed è per questo che mi senti fiduciosa su cose che possono apparire irrealizzabili.
RispondiEliminaIl libro che mi è piaciuto di più, riguardo alla sinistra, è "Prima radice", di Simone Weil: se non l'hai già letto, lì credo che tu possa trovare conferma al tuo pensiero (che personalmente condivido).
Complimenti, siete espertissimi in macroeconomia, non riesco più a seguirvi...! però per favore, non confondiamo il sacro col profano! Ciao alla prossima
RispondiElimina@Sara
RispondiEliminaleggendo il tuo intervento sugli orari di lavoro mi e' venuto in mente questo video, che sostanzialemente dice che il tuo datore di lavoro la sapeva lunga:
http://www.ted.com/talks/lang/eng/dan_pink_on_motivation.html
Buona visione.
Ernest Everhard ha scritto: "Il punto è che non si può competere con lavoratori "esteri" che questi diritti non ce li hanno e quindi costano alle aziende nulla. Se non si vuole capire questo...l'importante è che chi dica questo non sia magari uno statale".
RispondiEliminaBravo Nicola, democratico e di sinistra, aperto e tollerante...
precisamente in quel paragrafo avevo scritto così:
RispondiElimina"Il punto è che non si può competere con lavoratori "esteri" che questi diritti non ce li hanno e quindi costano alle aziende nulla.
Se non si vuole capire questo...l'importante è che chi dica questo non sia magari uno statale (tutta la mia stima ma inutile negare che il contratto sia diverso da quello di un privato) . Nel privato purtroppo siamo in concorrenza con queste aziende. Magari anche io un giorno sarò uno statale ma mai mi verrebbe in mente di dare lezioni di correttezza a quelli che non possiedono i miei stessi "diritti", anzi sosterrei chi ha subito (i vari cassaintegrati, in mobilità, licenziati, ecc) questa politica economica scellerata."
Ovviamente non ci vedo nulla di strano...
Mi da fastidio solo sentirmi dire che i lavoratori privati devono riuscire a competere con i lavoratori della Cina (perchè è moralmente giusto che anche loro crescano economicamente, e chi dice che non debbano crescere? io dico che non devono crescere in questo modo! ovvero tramite le nostre multinazionali... e sappiamo tutti che è impossibile competere perchè noi abbiamo diritti e salari diversi) mentre magari i lavoratori pubblici no in quanto loro non sono in competizione diretta.
Era questo il senso.
Non appartengo alla sinistra (in verità non appartengo a nessun partito...) dei volemose bene e porgi l'altra guancia... e cmq quella più che sinistra è cristianesimo...
Ho letto oggi su 'Internazionale' (grande settimanale!) la recensione al libro appena pubblicato di Luca Ricolfi, 'Il sacco del nord', Guerrini e associati, dove si evidenzia un macroscopico problema di microeconomia (o macro?) italiana: " Il divario nord-sud è solo un divario di produzione, non di consumi e tenore di vita", spiegando con dati e con tabelle il 'prelievo' ingiustificato di 50 miliardi di euro all'anno trasferiti dal nord al sud dell'Italia: c'è di che meditare; soprattutto se se riflette anche sulla considerazione finale dell'autore: " Cosa succederebbe se per ogni cento falsi invalidi si inaugurasse un nuovo asilo nido?"
RispondiEliminaQuesiti legittimi e trasversali a tutti e non solo a chi viene etichettato 'padano', solo perché non dimentica la 'costosa' aritmetica dell'economia italiana.
Saluti
Caro Marco, hai stimolato la mia nostalgia...
RispondiEliminaQuel mio datore di lavoro faceva ogni due settimane una riunione con tutti i suoi dipendenti, per discutere come migliorare il lavoro (era il 1991!) sia dal punto di vista della produttività che del nostro benessere. La riunione durava 20 minuti: non un minuto di più, non un minuto di meno.
Poi, non perdeva occasione per festeggiare qualcosa, con bibite e pasticcini. La festa durava 10 minuti: non un minuto di più, non un minuto di meno.
Il rigore era di casa.
Ci chiedeva di dargli del "tu" e ci consegnava personalmente le buste paga, sulle quali c'era scritto: "Egregio...".
Faceva, di tanto in tanto, dei regali ai suoi migliori dipendenti, cioè a tutti (ma li consegnava personalmente a ciascuno, con tanto di discorso: lui aveva sempre qualcosa da dirci).
E' stata una mia scelta quella di interrompere il rapporto di lavoro con lui, perché al di fuori dell'ambiente di lavoro mi trovavo a disagio: mi mancava la vicinanza con la natura, che si può invece avere qui. Lui comprese la mia scelta di vita: mi regalò un bellissimo libro (sul disastro del Gleno) e mi scrisse una bellissima lettera di presentazione.
Quando sono tornata qui, mi sono chiesta come facesse a vivere questa economia, in assoluta assenza di una mentalità imprenditoriale e sprezzante verso chi portava con sé esperienze importanti. Adesso la risposta è arrivata...
marco, ti sei dimenticato di essere su un blog frequentato da polcenighesi? postare il link ad un video è come affondare il dito nella piaga.
RispondiEliminaBeato te che laggiù lo puoi vedere.
purtroppo e' vero.. in tal merito correggo con questo link: http://www.facebook.com/group.php?gid=274253080829&ref=ts
RispondiElimina:)
Grazie per i consigli su varie letture.
RispondiEliminaMagari fossimo esperti di macroeconomia...
cmq in generale l'importante, credo, non sia quello di essere esperti in una sola cosa, ma di non essere assolutamente inconsapevoli su tante questioni che ci toccano/toccheranno.
Informarsi, ragionare, farsi un'idea, divulgarla, non prenderla in quel posto...
Avevo già detto che l'agricoltura in Italia (ma ovviamente non solo da noi) è fallita... oggi ho letto un "bell'articolo": http://www.repubblica.it/economia/2010/02/24/news/agricoltura_conti_2009-2411578/
RispondiEliminaGiusto per rendersi conto e capire a cosa le nostre forze devono essere rivolte...
"Oggi, 23 febbraio 2010, la Grecia si è fermata per uno sciopero nazionale.
RispondiEliminaChiusi gli aeroporti, le stazioni, i porti, le scuole, le università. I giornali non sono usciti.
Nel centro di Atene si sono scontrati i disoccupati di oggi e i poliziotti, i disoccupati di domani.
I banchieri e i politici hanno assistito chiusi nei loro palazzi. I responsabili della crisi, che hanno nascosto l'entità del debito ai cittadini e alla UE, non corrono rischi (per ora).
Il Governo ha ridotto gli stipendi dei dipendenti pubblici e tagliato molti servizi sociali, ma nessuno crede che questo sia sufficiente a fermare la crisi.
La Grecia, di cui in Italia si parla poco e malvolentieri, ha un debito pubblico pari a un quarto del nostro e un tasso di disoccupazione simile.
Atene chiama Roma. Passo. Atene chiama Roma..."